20 e...21!
#tralerighediognigiorno
Un anno fa verso quest'ora ero impegnata a scrivere una poesia di Capodanno, che accoglieva la conclusione del 2019 senza bilanci, ma con la volontà di rilanciare, per farsi coinvolgere nella simmetria di un 2020 che sapeva di compiutezza, ma al contempo di vortice che fa volare e confonde.
A ripensarci adesso, la prima considerazione che mi viene da fare è che non scriverò mai più dei versi per esprimere riflessioni sul futuro: troppo simbolici, troppo fraintendibili...caro 2020, mi sa che non ci siamo capiti. Va bene sorprendere, va bene travolgere, ma stavolta hai voluto strafare: s-travolgere, (sor)prendere.
La seconda considerazione che mi sorge spontanea è che forse sono stata io ad aver frainteso. A ripercorrerlo ora, pare che il mio 2020 sia stato un “tutto deve cambiare perché tutto resti come prima” e in effetti quel numero, così ripetitivo, già preannunciava un anno bizzarro, di singolare fissità. Di introduzione che poi in realtà non annuncia un bel niente. 20. Hai capito bene? Te lo ridico: 20, 20! Torna indietro, ripensaci: è proprio 20. Ed ecco a voi 20 e....e niente, scherzavo, solo 20. E sei sempre lì e sei sempre ricacciato indietro. Forse stavo andando avanti senza qualcosa di essenziale e c'era bisogno di un rallentamento, di lasciar tempo a dei frutti di denunciare la loro immaturità. Una sorta di “salta un turno” al gioco dell'oca.
Ecco, allora, però, caro 2020, ora basta muoversi rimanendo fermi. C'è bisogno di andare avanti, di curarli e di raccoglierli quei frutti, di lasciarla ai Greci l'idea che l'immobilità sia perfezione, che poi in fondo anche il Motore Immobile pur essendo fermo era causa di movimento.
E allora, più che ben-venuto, ben venga questo 2021, che quanto ad ansia da prestazione è messo peggio dell'anno 1000. Fermi tutti, però! 2021, apri bene le orecchie, non sei 2020+1: nessun arbitro sano di mente è disposto a concedere minuti supplementari al 2020. Voglio leggere questo numero con il tono che si usa con i bambini, con quel ritmo prevedibile e quell'attesa che invoca, trionfale, il numero successivo: 20 e....21. Andiamo oltre, vi prego, che il 20 ormai lo abbiamo abbiamo capito.

